Leone di Nelly Morini

Ho frugato i cespugli della terra e ne sono uscite le Bestie dello Zodiaco, allora ho inseguito le Bestie come in una caccia.” – Max Jacob –

Avevo deciso di ascoltare la mente, che mi sollecitava ad essere analitica e schematica, nel mio scrivere di Segni zodiacali. Avendo iniziato dall’elemento Acqua, con lo Scorpione, la mente mi suggeriva di proseguire con le altre due acque, il Cancro e i Pesci, per poi passare ad analizzare ciascuno degli altri elementi nei loro tre diversi segni astrologici. Un sistema assolutamente logico che, però, non mi risuonava né nel cuore, né nella pancia. Ho “sentito” di voler seguire l’istinto e di andare a caccia (come Jacob), appostandomi in silenzio per veder comparire di volta in volta la Bestia che avrebbe voluto incontrarmi.

Oggi, di fronte a me si è palesato il Leone. Scopriamolo insieme.

Il quinto segno dello zodiaco appartiene al ternario di Fuoco ed è domicilio del Sole. E’ il segno della calda estate e dei frutti che giungono a maturazione, l’energia diventa sostanza, le giornate sono spesso soffocanti. Non si tratta più del fuoco primordiale dell’Ariete che subito si accende e subito si spegne, quelle del Leone sono fiamme durature, che servono alla cottura degli alimenti, che fanno luce nel buio, che trasformano lentamente la materia. Il Leone è associato dalla tradizione ai principi della creatività e dell’espressione di sé.

Il leone animale è il re della foresta, della savana, predilige luoghi ampi e luminosi, lo abbiamo spesso visto nei servizi fotografici o documentari steso pacificamente a scaldarsi al sole, oppure quieto sotto un albero a riposarsi. E’ la sua compagna che va a caccia per sfamare la prole, mentre lui sembra cacciare solo quando ne ha voglia davvero. E’ tranquillo e pigro ma, come un buon Re, è attento e vigile sulla sua famiglia e pronto a scattare ad ogni agguato nemico.

Il Leone astrologico ha come compito evolutivo l’assunzione di responsabilità: egli deve interagire fra genitori e figli, fra generazioni vecchie e nuove, ne fa esperienza come padre a casa, o in qualità di dirigente sul lavoro. Ha necessità di essere “capo” ma non sempre lo sarà per merito e, in quel caso, ricorrerà a gesti teatrali e ad eccessi spesso rischiosi pur di vedere riconosciuta la sua “maestà”. Si parla sempre del soggetto leonino come di un individuo “creativo”, intento a creare qualcosa che possa essere applaudita dagli altri, ma io credo per esperienza che questa sia una definizione piuttosto superficiale, come il ritenerlo semplicemente teatrale ed esibizionista: il Leone è, invece, portatore di un significato più profondo di queste semplici manifestazioni esteriori: non importa in quale campo eserciti la sua creatività, l’importante, per il Sole in Leone, è la creazione di sé stesso, è questo il suo “progetto”. Inoltre, il bisogno di esprimere sé stesso va al di là di ciò che crea, è l’atto stesso del creare la sua preoccupazione primaria. La ricerca dell’Io e essere un individuo è alla base del lavoro evolutivo di questo segno zodiacale che porta sulle spalle tutto il senso dell’essere un Re, o un Padre, responsabile. Molte leggende, molti miti e fiabe parlano di questa ricerca e della relazione padre-figlio: ci sono spesso un Re malato o un Padre depresso che si rivolgono al figlio (o all’Eroe) per salvare il regno o la famiglia. Il Leone astrologico impersona entrambe le figure, i due aspetti di una sola entità, ed è quasi sempre il figlio a sacrificarsi per il padre, perchè il Re possa tornare a regnare. Nel corso degli anni mi è capitato molte volte di trovare, nelle Carte di nascita di persone fortemente segnate dal Leone astrologico, problematiche legate alla figura paterna (reale o introiettata): padri assenti o in qualche modo lontani, bisognosi o richiedenti e figli “orfani” alla ricerca di un modo per riscattare la figura del genitore.

Il Leone (Re della foresta) il Sole (Re del firmamento) il Padre di famiglia, il Capo nella società, Artista creativo o governatore di uno Stato: in ogni caso occorre un IO forte e consapevole per far fronte a tutta la responsabilità che governare richiede: nel segno del Leone l’individuo è all’inizio, nella prima fase di uno sforzo che si svilupperà lungo tutto lo Zodiaco ed è ancora debole socialmente. Ha una personalità e un carattere ma ne ha spesso paura, ricorre all’individualismo, all’orgoglio, spesso all’arroganza e alla prepotenza perchè non ha ancora una vera “coscienza sociale”. Mi piace vederlo come un ricercatore alle prime esperienze e osservare le sue focose reazioni emotive, rabbiose, teatrali, i suoi gesti enfatici e la fierezza e l’ambizione del suo spirito d’indipendenza. La sua natura appassionata e generosa fa sì che abbia molti amici e seguaci, anche perchè sa farsi notare, ha un portamento e una camminata davvero “regali”.

La ricerca della realizzazione individuale, come sappiamo, non appartiene solo al segno del Leone, essa è il sentiero basilare lungo il quale cammina tutta l’umanità, tuttavia è in questo segno che si sente maggiormente la spinta alla lotta fra l’Io in evoluzione e l’abbandono delle radici istintuali. Tutti i racconti mitologici parlano dell’uomo che vince sulla bestia ma quando si tratta dell’individuo Leone la bestia non è solo da affrontare e sconfiggere, al contrario, va integrata. L’ombra non è più temibile ma è qualcosa di riconosciuto e per tanto foriera di una nuova “presa di coscienza”.

Alla fine incontriamo di nuovo Ercole alle prese con le sue 12 fatiche: questa fu la prima che dovette affrontare e che si riferisce senza dubbio e per tradizione al Leone astrologico.

Il leone di Nemea

Nella città di Nemea i cittadini erano terrorizzati da una belva che divorava gli abitanti, un grosso leone invulnerabile a metalli, pietre e a qualsiasi arma. Come dice la leggenda in una delle tante versioni, il primo compito affidato a Ercole fu di ucciderlo senza armi. L’eroe raggiunse la tana del leone su indicazioni di un vecchio che lo accompagnò e scappò via. Rimasto solo e dopo un lungo appostamento, riuscì ad avvicinarsi all’animale e gli scagliò una freccia, ma Era aveva reso il leone invulnerabile e il suo gesto fallì. L’Eroe e la belva si trovarono così talmente vicini da dover ingaggiare una lotta furiosa, corpo a corpo, ma infine, benchè ferito, Ercole riuscì a spingere il leone dentro la sua caverna e qui a soffocarlo con braccia e ginocchia premute sul torace. Poi lo scuoiò e da quel giorno ne indossò la pelle come elmo e tunica, mentre il cranio svuotato diventò il suo copricapo.

Nel mito l’Eroe, come sempre, riesce a vincere sulla bestia, ma così abbiamo visto come, nel segno del Leone, si realizza qualcosa che va al di là di una semplice vittoria: qui l’Ercole umano, alla fine di una dura battaglia, senza armi e con le sue sole forze, si “riveste” con la sua parte istintuale sconfitta, la interiorizza e realizza l’integrazione.

Torno fra i cespugli, a caccia, in silenzio e in attesa del prossimo incontro.

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