Scorpione di Nelly Morini

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Quivi noi possiamo regnare sicuri, e secondo me regnare soddisfa l’ambizione, anche se all’inferno: meglio regnare all’inferno, che servire in paradiso.” Milton, Il Paradiso perduto –

Oggi vorrei parlarvi del segno zodiacale sotto cui sono nata. Parto da me e dal mio Sole in Scorpione, domicilio dei pianeti Plutone e Marte (quest’ultimo “notturno”). Iniziamo con il mito del Signore del Grande Oltretomba, in relazione a Plutone, connesso strettamente allo Scorpione. Per gli antichi Greci il signore degli Inferi aveva il nome di Ade, i Romani lo chiamarono Plutone, che significa “ricchezze”. Ade-Plutone, dunque, a governare in quel luogo buio, tetro e misterioso, un luogo di crisi e sofferenza, ma, attenzione, anche il luogo in cui si nascondono ingenti ricchezze!

La natura ama nascondere” Eraclito –

Lo Scorpione è l’ottavo segno dello Zodiaco, il più temuto ma forse anche il meno conosciuto, dato che è portatore di un simbolo infero e del concetto di vita-morte-rinascita, un concetto assai difficile da analizzare senza implicazioni emotive. Un segno d’acqua, l’elemento che governa proprio la funzione psichica di sentimenti ed emozioni. Nello specifico questa è un’acqua apparentemente ferma, scura e opaca, l’acqua dello stagno che non permette di vedere il fondo e la vita che vi si svolge. Per “vedere” occorre smuoverla, oppure inabissarsi. Solo così è possibile scoprire ciò che si cela sotto la superficie. Analogamente, per l’uomo Scorpione, occorre scendere nei propri abissi interiori: guardare in faccia le proprie paure, incontrare ciò che abbiamo sepolto, rimestare fra strati e strati di scorie e detriti, dimenticanze, rimozioni e quant’altro. Tutti gli esseri umani hanno la possibilità di lavorare con la propria psiche, ma per il Sole in Scorpione ciò fa parte delle sue priorità e se ci si impegna e si dedica, scopre una grande opportunità: incontrare il tesoro di Plutone e le sue ingenti “ricchezze”. Se scava abbastanza in profondità può scoprire talenti, risorse, capacità che non sapeva di possedere, dentro di sé, aumenta la conoscenza di sé e la consapevolezza del suo “potere personale”.

Lo scorpione animale è una creatura che ha sempre fatto paura e repulsione all’essere umano, è uno dei più antichi che vivono sulla terra e non ha mai mutato le sue fattezze: una struttura del corpo piccola e snodata, la coda articolata e il micidiale pungiglione velenoso. Un animale che non ama la luce, cerca i nascondigli, le fessure dei vecchi muri, i luoghi umidi. Vive una vita nascosta, sulla difensiva, è diffidente e aggressivo per difesa, attacca all’improvviso e in maniera violenta e distruttiva. E’ anche il solo animale, fino a prova contraria, capace di procurarsi la morte di fronte ad un pericolo estremo, rivolgendo il suo pungiglione velenoso contro sé stesso.

Lo Scorpione astrologico, nella sua veste plutoniana, simboleggia proprio questa ambivalenza fra vita e morte: una nascita con il Sole in questo segno conferisce al nascituro quegli aspetti cupi, oscuri e drammatici, quei tormenti interiori con i quali ogni Scorpione, prima o poi, deve fare i conti (e naturalmente anche tutti coloro che hanno a che fare con lui).

Ogni Sole in Scorpione, a seconda del livello evolutivo della sua Anima, ha come “progetto” quello di imparare la maestria della metamorfosi: la trasformazione attraverso la distruzione, la morte del bruco perché possa vivere la farfalla. Molto spesso egli sentirà una spinta irrefrenabile verso la distruzione fine a sé stessa e la metterà in atto, magari soffrendo “le pene dell’inferno”, ma avrà comunque sempre l’opportunità di fare esperienza del lato trasformativo. Se capirà qual’è il suo compito evolutivo, potrà conoscere la gioia di ricrearsi continuamente, attraverso il sacrificio di vecchie parti di sé, in un incessante lavoro di trasformazione. So per esperienza quanto sia difficile, ma altrettanto per esperienza so che è possibile e che funziona, non fosse altro che per alleggerire gli aspetti plutoniani più pesanti e oscuri. La questione del Potere è anch’essa legata a Plutone, in quanto “sovrano del regno dei morti”ed ora vediamo come si manifesta in Scorpione.

Nel mito, Plutone porta sulla testa una maschera di pelle d’animale che lo rende invisibile, simbolo di un Potere enorme che, nel migliore dei casi, dagli altri può essere appena percepito, proprio perché non esplicito, non visibile. Colui che nasce nel segno dello Scorpione impara presto a conoscere questo tipo di potere e a sperimentare quanto può essere benefico e quanto potenzialmente malefico. Dovrà (e potrà) scegliere da che parte stare: più di tutti gli altri segni dello Zodiaco, avrà tendenze e passione per le scienze occulte, qualità medianiche, facoltà psichiche. Le attitudini assegnate dalla tradizione allo Scorpione e che sono maggiormente legate al Potere, sono quelle che lo predispongono a svolgere lavori in ambito medico o psicanalitico, legale, giuridico e di consulenza o investigazione. Scegliendo nel bene sarà un grande civilizzatore in qualunque campo eserciti, scegliendo nel male opererà nel lato oscuro della civiltà, sarà crudele, geloso e possessivo, un capo vendicativo o uno spietato criminale.

Proseguiamo con il mito del Grande Guerriero, in relazione a Marte, anche lui strettamente connesso allo Scorpione. Per gli antichi Greci, il romano Dio della guerra, Marte, si chiamava Ares. Nel segno zodiacale dell’Ariete, Marte ha il suo domicilio “diurno”, simboleggiando le classiche caratteristiche guerriere del coraggio, dell’azione, dell’istinto e dell’impulsività volte alla conquista, qualità espresse anche da Marte in Scorpione, nel suo domicilio “notturno”, anche se in maniera più oscura: tutta la sua energia guerriera, nello Scorpione si manifesta al buio: lotta contro le ombre della psiche, contro le tenebre emotive, spingendo molti individui fortemente segnati dallo Scorpione alla fascinazione verso tutto ciò che è esoterico, oltre che provocatorio. E’ un guerriero misterioso, segreto, strategico. Combatte penetrando, fa incursioni notturne, conosce l’arte della guerra che non si svolge in campo aperto, sa maneggiare veleni, seduce. Tenace, resistente, ha un forte senso della “missione” da compiere che lo rende affidabile, accetta sempre una sfida e sa essere straordinariamente leale ma non dimentica mai un’offesa. Marte è anche il Dio dell’iniziativa amorosa e sessuale ed anche in questo il suo manifestarsi in Scorpione è particolare: alle donne conferisce un certo fascino intensamente sensuale, sguardo magnetico, possessività e gelosia. Passionali e appassionate, sanno essere strategiche in amore, misteriose e un po’ “magiche”, possono essere anche manipolative. Agli uomini dona carisma e un aspetto energico, di potere, anche loro sono passionali, possessivi e gelosi, abili conquistatori con tendenza a dominare. Amano intensamente, senza troppi sentimentalismi e sanno tradire senza sensi di colpa.

Nel mito, Marte è sempre in guerra, oppure in partenza per qualche “crociata”, è sempre in movimento, deciso, coraggioso, eroico, spesso incosciente perché troppo impulsivo. Il Marte scorpionico è, però, anche un grande stratega.

Uno dei miti classici che preferisco, fra i tanti che rappresentano la lotta intestina dello Scorpione contro le forze oscure, è la battaglia di Ercole contro l’Idra. Ercole è un Eroe solare che possiede qualità marziane e ogni sua impresa è tesa a dimostrare quanto l’Eroe e il “mostro” da sconfiggere siano, in realtà, due aspetti di una sola entità. L’Idra corrisponde allo Scorpione nella sua mostruosità, quanto l’Eroe gli corrisponde nell’astuzia. La saggezza di questo mito è una saggezza profondamente scorpionica: il “mostro” non può essere sconfitto solo con la forza bruta.

L’Idra di Lerna

Idra era un drago con un mostruoso corpo di cane e nove teste serpentiformi, di cui una immortale. Il suo solo respiro era talmente fetido che poteva distruggere la vita in tutta la regione di Lernia. Ercole inizialmente ricorse a frecce incendiarie per costringerla ad uscire dalla sua caverna ma, una volta che Idra fu allo scoperto, capì subito che non avrebbe potuto sconfiggerla, perché, per ogni testa che riusciva a tagliarle, ne spuntavano altre due o tre nel medesimo posto. Iniziò una dura battaglia, le teste tagliate continuavano a ricrescere simultaneamente e l’Eroe faticava con la sua falce d’oro. Idra stava quasi per avere la meglio su di lui ed ecco che gli venne in aiuto il suo servitore. Ercole gli urlò di accendere un fuoco ad un angolo del bosco, così da poter bruciare i moncherini con rami incendiati: così facendo, le ferite si cauterizzavano, interrompendo il flusso sanguigno, ma rimaneva la testa immortale a dimenarsi nell’aria. L’ultimo guizzo intuitivo di Ercole fu davvero marziano: usò la spada per staccare la testa immortale e la sotterrò che ancora sibilava sotto una grande roccia.

Ogni cosa è simbolo o parabola.” Paul Claudel 

Questa frase, citata da Liz Greene in un suo bellissimo libro (La relazione interpersonale), mi sembra il miglior modo di concludere, per oggi.

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